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             Antonio 
			Pagliara è nato sotto il segno del cancro nel 1974. Ascendente 
			Capricorno. Ha mai potuto offrire qualche scettico della scienza 
			astrologica delle reali prove per sbiadire la fede negli astri? Di 
			certo il profilo di Antonio Pagliara non lo sarà. La combinazione 
			segno-ascendente è infatti una prova folgorante dell’esattezza della 
			ricerca del senso tra le stelle. Antonio Pagliara nasce sotto il 
			segno della mutevolezza della fiducia nel proprio ego che nutre 
			sentimenti altalenanti depressivi. I suoi stessi scritti delineano 
			un evidente alternarsi di incoerente euforia e inspiegabile 
			abbattimento che il segno spiega quali tracce di una forte ambizione 
			pur sotterranea, mai sfrontata. Anche gli studi letterari hanno 
			alimentato quel coacervo instabile di rimorsi e compiacimento 
			fortunatamente corretti dall’equilibrio dell’ascendente Capricorno 
			che smorza entusiasmi e gioco. Pagliara, anche quando scherza, lo fa 
			in modo inespressivo, non ride mai prima che la barzelletta sia 
			finita. Dopo la laurea in lettere si è occupato di grafica e 
			pubblicità collaborando al progetto Urban, Lecce e scoprendo 
			quell’irrinunciabile passatempo che allieta tanta parte di certi 
			pomeriggi uggiosi: il ritocco bitmap e il disegno vettoriale. Tra 
			alterne vicende giunge in Colombia dove vive per tre anni insegnando 
			letteratura in una scuola italiana a Medellin. Sono gli anni della 
			rieducazione alla racconto e alla mitomania, che inficiano per 
			sempre la credibilità del discorso portato avanti dal Pagliara. 
			Tanta reticenza su questi anni, non possiamo venirne a capo. Solo un 
			dato evidente: allontanatosi dal Salento nella più cupa timidezza, 
			ne è ritornato estroverso e inquieto. Solo una lunga frequentazione 
			con gli smeraldi può spiegare un simile capovolgimento caratteriale, 
			in quanto questa pietra è da sempre consigliata quale stimolante per 
			far emergere la propria personalità. Alcuni fatti riguardanti un 
			possibile mercato di smeraldi, portato avanti in quegli anni, 
			confermerebbero la nostra tesi. In questo periodo pubblica alcuni 
			racconti in riviste e antologie, come il C.V. di Raffaele Spalla per 
			Marsilio, e alcuni articoli di denuncia sociale su vari siti 
			firmandosi con lo pseudonimo di “L’uomo dal Dente Nero”. Approda 
			infine in Iran, in una scuola italiana a Teheran. Anche di 
			quest’anno sappiamo poco per reticenza dell’autore. Anche qui 
			probabilmente si occupa di pietre e dei loro poteri. Sembra essere 
			passato sotto un’assidua frequentazione di lapislazzuli che 
			rinomatamente spingono l’uomo a cercare la verità in se stesso. 
			L’effetto dei lapislazzuli forse più evidente è stato un certo 
			addolcimento di un pur inestinguibile confitto interiore. Tornato in 
			Italia per ragioni di forza maggiore, si è imbattutto nella 
			terribile esperienza della SSIS, che lo ha segnato definitivamente 
			ed è l’origine di una scelta di vita ritirata e oscura. Nell’aprile 
			del 2007 pubblica il suo romanzo Schioma. Nato sotto il segno 
			dell’ariete, il romanzo si presenta impetuoso e aggressivo e, in 
			conformità alla paternità astrale, svaria verso narrazioni 
			chimeriche. L’ariete è il segno degli inizi, di ricerca perenne di 
			novità, così il romanzo sembra protendersi continuamente verso 
			avventure costantemente differenti con il rischio della perdita del 
			rassicurante orizzonte. La babelica narrazione ha probabilmente una 
			chiave di lettura che non può sfuggire ad un attento lettore 
			astrale. La scansione temporale in inverno ed estate, con chiusura 
			autunnale, i vari tagli su parole chiave, alcuni riferimenti a 
			figure mitiche come folletti e streghe, prefigurano un chiaro 
			messaggio di respiro cosmico, l’assenza di una rinascita e 
			l’instaurarsi di un tempo ciclico, quasi precristiano, che ruota 
			verso un lento e definitivo spegnimento. 
 Leonardo Riccardi Del Buono
 
 
 
 
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