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Tuglie...per raccontar paese...Dedicato ad Antonio Palumbo
Antonio Palumbo

 Nato a Tuglie (Lecce), il 17 dicembre I960, incorporato all'89° Battaglione Fanteria " Salerno " il 28.4.1982, promosso caporale il 29.7.1982.
Durante un servizio armato, insieme ad altri militari, aggredito da Brigatisti e colpito a Salerno il 26.8.1982, ricoverato all'Ospedale Civile di Salerno il 26.8.1982, trasferito d'urgenza al Reparto Neurochirurgia del 2° Policlinico di Napoli il 28.8.1982.
Deceduto nel Reparto Rianimazione di detto Policlinico il 23.9.1982.

L'attentato
Il 26.08.1982, alle ore 14.50 in Via Parisi località Torrione, un convoglio composto due automezzi dell’Esercito Italiano dell’ 89^ Battaglione Fanteria che si recavano dalla Caserma “A. Cascino” alla presso la Caserma “Angelucci” sede del Distretto Militare di Salerno per svolgere il normale servizio di guardia, veniva attaccato da un commando delle Brigate Rosse composto da 10 persone. Lo scopo dell’attacco terroristico era quello di impossessarsi di tutte le armi dei giovani militari dell’Esercito. L’esplosione dei primi colpi d’arma da fuoco venivano uditi da una pattuglia della Polizia di Stato , che stava effettuando normale servizio di controllo del territorio e, si trovava nelle immediate vicinanze del luogo dove era stato preso d’assalto la colonna dei militari prontamente si dirigeva sul luogo ove era in atto l’attentato terroristico. Una parte del commando, a bordo di una Fiat 127, alla vista della volante non esitava ad esplodere al suo indirizzo numerosi colpi d’arma da fuoco. Il primo a cadere, colpito mentre era alla guida della Volante della Polizia di Stato, fu l’Agente Antonio Bandiera, di 24 anni, originario di Sangineto (CS). Un suo parigrado, l’Agente Mario De Marco, di 31 anni e nativo di Fondi (LT), rimasto gravemente ferito nel corso dell’azione terroristica, decedeva il 30 agosto dopo quattro giorni di agonia. Nel conflitto a fuoco veniva gravemente ferito il Caporale dell’Esercito Italiano, Antonio Palumbo, di 22 anni che, il 23 settembre del 1982 morirà a Napoli dove era stato sottoposto a vari interventi chirurgici a seguito delle innumerevoli ferite riportate. Il caporale Antonio Palumbo era nato a Tuglie in Provincia di Lecce il 17 dicembre 1960. Il caporale Palumbo era un militare di leva incorporato il 28 aprile 1982 nell’89° Battaglione Fanteria “Salerno” ed era stato promosso caporale il 29 luglio 1982. Dopo essere stato ferito fu ricoverato all’Ospedale Civile di Salerno, successivamente causa le sue gravissime condizioni fu trasferito al Reparto Neurochiurugia del 2° Policlinico di Napoli dove, tra le braccia della madre diede l’ultimo sospiro il 23 settembre 1982. I terroristi, riuscirono parzialmente nel loro intendo infatti, si impossessarono di 4 fucili FAL (Fucile Automatici Leggeri) e di 2 fucili Garand. Per ricordare i caduti di quel vile atto la Piazza, luogo dell’eccidio Via Parisi è stata intitolata Piazza Vittime del Terrorismo. La palestra del 19° Reggimento Cavalleggeri “Guide” che ha sede nell’ex Caserma Generale Antonino Cascino (dell’allora 89° Battaglione fanteria Salerno) ed ora gen. D’Avossa, di Salerno, è stata intitolata al “ Caporale Antonio Palumbo. Nel Comune di Roccadaspide è stata intitolata una piazza Mario De Marco ove è stata eretta una lapide commemorativa per ricordare il sacrificio dell’agente Mario De Marco ed il piazzale antistante il Commissariato della Polizia di Stato di Cosenza è stato intitolato all’Agente Antonio Bandiera.



Avrebbe avuto 63 anni, oggi. Sicuramente si sarebbe sposato. Avrebbe avuto una famiglia, un lavoro, dei figli. Tutto quello che abbiamo noi che siamo stati ragazzi insieme a lui. Avrebbe certamente coltivato la sua passione per la chitarra, (forse avrebbe tagliato i capelli) e magari avrebbe formato un gruppo rock, com'era nei suoi sogni; quei sogni frantumati insieme alla sua giovinezza da quel commando di terroristi che la mattina del 26 agosto 1982 assaltarono a Salerno il convoglio militare della cui scorta faceva parte Antonio. Fu il suo senso del dovere a non lasciargli scampo, fu il senso di responsabilità per i compiti a cui era stato assegnato che lo esposero come innocente bersaglio a quella furia omicida.
Non voleva essere un eroe Antonio, era solo un ragazzo di vent'anni, strappato ai suoi interessi da una cartolina verde. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, ricordo, ma che ci poteva fare? Era un obbligo e lui l'aveva affrontato come era stato abituato in famiglia, cioè a non sottrarsi mai ai suoi doveri ed alle sue responsabilità.
Meno di un mese dopo quell'attacco terroristico, il 23 settembre 1982, Antonio muore fra le braccia della madre nel 2° Policlinico di Napoli, dove era ricoverato per le gravi ferite.





....l'uccisione di un militare di leva in tempo di pace è un crimine ancora più assurdo di altri! Fa sentire più follemente ingiusta tale azione che colpisce un giovane, uno di noi, un fratello e figlio di tutti. Il soldato che compie motivatamente il servizio militare dona la sua opera affinché siano tutelate e difese la patria e la pace. Anche nei casi estremi e più tragici difende con sacrificio la propria gente, la popolazione civile ed inerme. Se poi per sventura più grande e nell'adempimento dei propri doveri etici, il militare dovesse cadere... egli cadrebbe anche per noi......
            ( don Vincenzo di Muro    il suo Cappellano Militare)
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Felice Campa

Monumento all'interno della Caserma Cascino dedicato ad Antonio Palumbo

 






             1982 – 2012: ANTONIO PALUMBO manca da trent’anni a tutti noi

Un pomeriggio caldo e afoso ed una sala consiliare gremita di persone aiutavano a ricordare quel torrido pomeriggio del 26 agosto 1982 quando Tuglie fu scossa dalla tragica notizia dell’attentato di Salerno.
E’ stato domenica scorsa, il 23 settembre 2012, giorno in cui – ricorrendo il trentennale della morte di Antonio Palumbo – l’Amministrazione Comunale ha voluto commemorarlo con una cerimonia che ha coinvolto tante persone.
In realtà, la maggior parte dei tugliesi hanno occasione di ricordare Antonio Palumbo ogni giorno, senza bisogno di cerimonie. Una strada che porta il suo nome, un’epigrafe con la sua effigie, i suoi familiari, ce lo fanno venire alla mente ogni giorno; ma soprattutto è sempre vivo nel ricordo di tutte le persone della mia generazione, perché Antonio non era certo una persona che viveva di nascosto.
E’ importante, però, che certi eventi vengano ricordati con delle cerimonie ufficiali, perché è giusto, ogni tanto, che ci siano dei momenti collettivi di riflessione su certi accadimenti.
Ci sono i bambini e ragazzi che certamente non si fermano a riflettere davanti ad una targa toponomastica o ad una lapide marmorea se qualcuno non gliene dà l’occasione. I nostri figli non hanno conosciuto Antonio ed è giusto che noi facciamo qualcosa per farglielo conoscere, ma soprattutto per attirare la loro attenzione e stimolare il loro senso critico su una pagina della nostra storia che sicuramente è tra le più brutte.
Antonio non è un eroe! Antonio è un martire! Ed il suo martirio deve essere monito per costruire una società migliore, per difendere i valori della pace e della giustizia, perché al vacillare di questi principi si sviluppano la violenza e la sopraffazione.
In tutto ciò, il senso degli interventi del Sindaco, Prof. Daniele Ria e del Presidente della Provincia di Lecce, Dott. Antonio Gabellone che hanno parlato ad un’assemblea numerosissima, tra cui molti alunni della Scuola di Tuglie, i loro insegnanti ed il Dirigente Scolastico, Dott. Marino Campa; cittadini e rappresentanti di tutte le Associazioni.
Al tavolo consiliare, oltre agli amministratori, hanno preso posto Mamma Carmelina e Papà Luigi, il Comandante del Centro Documentale di Lecce (ex Distretto Militare), Colonnello Vito Margiotta col Luogotenente Benegiamo.
Molto commovente è stata la partecipazione di alcuni ex militari che sono stati compagni di Antonio: Sergente Osvaldo Vergori da Arnesano, Sergente Ventura Talamo da Manfredonia, Fante Giovanni Bellino da Oriolo CS (tutti componenti della scorta insieme ad Antonio al momento dell’attentato), Caporal Maggiore Vincenzo Bux da Bari, Fante Giuseppe Caroprese da Peschici (vicino di Branda di Antonio), Caporal Maggiore Don Daniele Peron da Padova (poi diventato Sacerdote ed attualmente Parroco di Eboli). Un impegno evidentemente importante ha impedito la presenza del Sergente Raffaele De Luisi che, però, è venuto nei giorni precedenti a fare visita alla famiglia ed al Sindaco e per consegnare a quest’ultimo un CD Rom con un breve ma suggestivo filmato che testimonia come la memoria di Antonio sia sempre viva tra quanti hanno fatto parte dell’89° Reggimento Fanteria Salerno ed esorta la riflessione sull’inestimabile valore della pace.
Il filmato ha aperto la cerimonia commemorativa ed ha subito suscitato grande emozione.
Ha concluso gli interventi il più giovane degli ospiti, il nipotino Emon Palumbo, figlio di Giovanni, che ci ha commossi con la sua lettera virtuale: “Noi non ceravamo ancora. Ce l’hanno raccontata Zio, la violenza che ha falciato la tua vita nel fulgore degli anni e ci ha negato la gioia di stringere con le nostre piccole mani la tua mano grande e camminare insieme all’ombra del tuo esempi, ma il tuo sacrificio è dentro di noi. …
Toccante è stato pure il momento in cui il Sindaco ha aperto il pacchetto postale contenente la giacca appartenuta ad Antonio e fortuitamente rinvenuta presso un rigattiere di New York da un giornalista di origine italiana, Dott. Valerio Boto. Il giornalista, una volta venuto in possesso dell’indumento che sul taschino porta la scritta “PALUMBO (SA)”, spinto dalla curiosità di sapere a chi fosse appartenuta, inizia la ricerca presso le caserme militari di Salerno ed arriva al nome di Antonio Palumbo di Tuglie, scoprendo pure che fu vittima del terrorismo negli anni di piombo. E’ proprio la singolarità della storia legata a quell’indumento che induce il Dott. Boto a restituire la giacca a chi Antonio lo ha perso per sempre. Lo fa attraverso il Sindaco che nella commozione generale apre il piccolo fagotto, ne estrae la giacca e la consegna a Mamma Carmelina che stringendosela al petto senza riuscire a trattenere le lacrime esclama: E’ sua! Sento il profumo del mio Antonio!
La cerimonia prosegue con un breve corteo fino a Largo Fiera, dove viene deposta una corona d’alloro ai piedi della targa commemorativa di Antonio. Si prosegue per la Chiesa madre. Bambini della scuola con grembiulino blu e colletto bianco, Alpini della locale Associazione con i loro vessilli, tutti in silenzio e con il nodo alla gola.
Ore 19,00 Chiesa Parrocchiale. Don Emanuele Pasanisi e Don Daniele Peron (commilitone di Antonio) concelebrano la Santa Messa.
Antonio, da un portaritratti posato sulla balaustra dell’altare, accanto ad un drappo tricolore, ci guarda!
 
Piero Rocca


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